
Il recente allarme lanciato da Scarlett Johansson relativo ai deepfake ha catturato l’attenzione mediatica, soprattutto dopo le affermazioni del rapper Ye West (ex Kanye West) a favore dell’antisemitismo. Durante il recente Super Bowl, noto non solo per lo sport ma anche per le sue pubblicità ad alto costo, si è scatenata una serie di eventi che collegano queste due figure pubbliche in modo drammatico.
Ye West ha utilizzato il suo spazio pubblicitario per condividere un video amatoriale, dove si mostrava disteso su un lettino dentistico, affermando di aver speso tutti i soldi per un intervento dentale e invitando gli spettatori a visitare il suo e-commerce. Questo approccio ha suscitato incredulità, specialmente se si considera che questo evento è uno dei momenti pubblicitari più ambiti negli Stati Uniti, dove le aziende investono milioni per ottenere visibilità.
In seguito, è emersa una maglietta venduta sulla sua piattaforma online, che reca una svastica nera, denominate “HH-1”. Molti hanno interpretato questo nome come un chiaro riferimento all’infame saluto nazista “Heil Hitler”. Le dichiarazioni di Ye West a favore di Hitler hanno scatenato indignazione e preoccupazione, alimentando il dibattito sull’antisemitismo e la libertà di espressione in un’epoca in cui i social media amplificano ogni parola.
Le sue affermazioni, tra cui “Amo Hitler” e “sono un nazista”, hanno portato a conseguenze serie, incluso un precedente bando dal social media X per incitamento all’odio. Nonostante questo, West ha continuato a postare affermazioni provocatorie, dimostrando una continua adesione a idee fortemente controverse.
Di fronte alle recenti uscire di Ye, un video virale ha cercato di rispondere a queste provocazioni, mostrando varie celebrità indossare magliette con il dito medio e la scritta “Kanye”. Tra i volti noti presenti nel video figurano Scarlett Johansson, Steven Spielberg, Lenny Kravitz, e Mark Zuckerberg. Tuttavia, c’è un colpo di scena: questo video è un deepfake, creato senza il consenso di nessuna delle persone rappresentate.
Il creatore del video, Ori Bejerano, ha utilizzato tecnologie di intelligenza artificiale generativa per realizzare un filmato che incita a prendere posizione contro le affermazioni di West, ma ha sollevato interrogativi etici importanti. Johansson ha protestato contro l’uso illegittimo della sua immagine, sottolineando che il potenziale di incitamento all’odio tramite l’intelligenza artificiale rappresenta una minaccia molto più seria rispetto al singolo individuo che fa dichiarazioni odiose.
In una dichiarazione rilasciata a People, Johansson ha espresso la sua frustrazione, affermando: “Sono una donna ebrea che non tollera l’antisemitismo e i discorsi d’odio in qualsiasi forma. Ma la minaccia dei deepfake è ben più grave”. Ha richiesto un intervento legislativo per garantire la protezione dei cittadini dai pericoli derivanti dalle tecnologie emergenti, un appello che si scontra però con la realtà della politica attuale negli Stati Uniti.
Infatti, al recente AI Safety Summit di Parigi, il vicepresidente americano ha affermato che una regolamentazione troppo severa potrebbe danneggiare l’industria dell’intelligenza artificiale e minacciare la libertà di espressione. Questo posizionamento politico rende difficile credere che ci saranno progressi significativi nella regolamentazione necessaria.
Il caso di Johansson e Ye West mette in luce l’urgenza di affrontare le problematiche legate ai deepfake e all’uso irresponsabile della tecnologia. Con strumenti potenti nelle mani di chiunque, il rischio di manipolazione dell’informazione e dell’immagine personale aumenta drasticamente. Rispondere a queste sfide diventa imperativo non solo per proteggere le identità individuali ma anche per garantire un discorso pubblico sano e rispettoso.