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L’AI e il copyright: vittoria legale di Anthropic sull’uso dei libri protetti

Redazione 25 Giugno 2025
libri-ai

Recentemente, una sentenza importante ha segnato un punto di svolta nel dibattito legale riguardante l’utilizzo di libri protetti da copyright per l’addestramento dei modelli di intelligenza artificiale (AI). Il giudice federale William Alsup di San Francisco ha stabilito che l’impiego di opere letterarie senza autorizzazione per la formazione di modelli AI è legale secondo la normativa statunitense sul copyright. Questa decisione è stata emessa in merito a una causa legale contro la società Anthropic, nota per aver sviluppato il modello linguistico di intelligenza artificiale denominato Claude.

Il giudice Alsup ha riconosciuto che Anthropic ha esercitato un fair use, cioè un utilizzo corretto e giustificato, dei testi scritti da autori come Andrea Bartz, Charles Graeber e Kirk Wallace Johnson. Questi libri sono stati utilizzati per raffinare le capacità di Claude nel rispondere efficacemente a comandi e domande umane. Tuttavia, la sentenza sottolinea un aspetto critico: l’archiviazione dei testi originali da parte di Anthropic in una «biblioteca centrale» di proprietà dell’azienda configura una violazione del copyright e rappresenta quindi una scorrettezza nell’uso delle opere protette.

Contesto della causa legale e significato della decisione per le Aziende AI

 

La controversia risale al 2024, quando diversi autori hanno intentato causa contro Anthropic, sostenendo che la società facesse uso di versioni pirata dei loro libri per addestrare il modello Claude senza alcuna autorizzazione. Queste istanze legali non sono isolate; infatti, autori e detentori di copyright hanno avviato numerose azioni simili anche contro altre grandi aziende tecnologiche nel campo dell’AI, come OpenAI, Microsoft e Meta Platforms.

Il fulcro della disputa si basa sulla dottrina del fair use, che permette in determinate circostanze di utilizzare materiale coperto da copyright senza il consenso esplicito dei titolari. La recente decisione giudiziaria ribadisce questo principio e fornisce una tutela indiretta a favore delle aziende tecnologiche impegnate nello sviluppo e nell’addestramento di modelli AI.

Durante la causa, Anthropic ha ribadito che le normative statunitensi sul copyright sono progettate per incoraggiare lo sviluppo dell’intelligenza artificiale e promuovere la creatività umana. Questo punto è fondamentale per il futuro dell’innovazione tecnologica, poiché definisce i limiti entro cui le AI possono attingere a risorse protette legalmente per imparare e migliorare.

D’altro canto, gli autori coinvolti nel processo sostengono che l’uso indiscriminato dei loro contenuti esclusivi da parte delle aziende AI generi versioni alternative che possono minacciare il loro business e l’integrità delle loro opere. Il giudice Alsup si è espresso chiaramente al riguardo, sottolineando che i modelli di Anthropic non cercano di replicare o sostituire le opere originali, ma piuttosto di creare contenuti nuovi e distinti, prendendo spunto da ciò che hanno appreso.

Implicazioni per il settore AI e il futuro del copyright

Questa sentenza rappresenta un precedente significativo per l’intero settore dell’intelligenza artificiale, assicurando una maggiore chiarezza legale sull’utilizzo delle opere protette durante la fase di addestramento. Le aziende potranno contare su una base giuridica più solida per sviluppare modelli AI all’avanguardia, pur rispettando le norme vigenti.

Nonostante ciò, è cruciale che venga mantenuta un’attenzione rigorosa sui metodi di archiviazione e gestione dei dati per evitare infrazioni, come evidenziato dalla criticità messa in luce dal tribunale riguardo alla «biblioteca centrale» di Anthropic. La tutela dei diritti degli autori dovrà quindi viaggiare di pari passo con il progresso tecnologico per garantire equità e innovazione responsabile.

 

 

 

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