
Un caso destinato a fare scalpore nel mondo dell’intelligenza artificiale generativa sta prendendo forma in un tribunale federale della California. A sfidarsi sono due colossi dell’intrattenimento, Disney e Universal, che hanno deciso di intentare una causa contro la start-up Midjourney, accusandola di violazione del copyright attraverso l’utilizzo non autorizzato delle loro proprietà intellettuali per addestrare i propri modelli AI.
Secondo il documento ufficiale di citazione, Midjourney avrebbe raccolto immagini e video protetti da copyright, come personaggi iconici quali Darth Vader, Shrek, i Minions e interi universi cinematografici come quello della Marvel. Questi contenuti sarebbero stati acquisiti tramite scraping sistematico, ovvero un procedimento automatizzato di raccolta dati da fonti online senza consenso, e poi utilizzati per alimentare gli algoritmi di generazione delle immagini, messe infine a disposizione degli utenti sulla piattaforma.
La natura della controversia: rielaborazione o violazione intenzionale?
Al centro del contenzioso c’è un aspetto tecnico di fondamentale importanza: mentre molte piattaforme AI si limitano a produrre elaborazioni astratte dei dati di addestramento, Midjourney è accusata di restituire immagini con un livello di fedeltà tale da rendere riconoscibili i personaggi protetti da copyright. Questo, secondo i legali delle due società, dimostrerebbe una violazione consapevole, non un semplice effetto collaterale dell’apprendimento automatico.
Un elemento particolarmente rilevante posto sotto la lente è la sezione “Explore” di Midjourney, dove vengono pubblicate senza filtri le creazioni generate dagli utenti. Secondo la denuncia, questa caratteristica sottolinea la piena consapevolezza aziendale nel permettere e beneficiare dalla diffusione di opere derivanti da materiali coperti da licenze, mettendo a rischio i diritti degli autori originali.
Un cambio di strategia per i grandi studi dell’intrattenimento
Fino a poco tempo fa, le major di Hollywood avevano assunto un atteggiamento più cautelativo nei confronti delle tecnologie AI, preferendo spesso accordi contrattuali mirati o semplicemente mantenendo una posizione attendista. L’azione congiunta di Disney e Universal rappresenta un netto cambio di passo e segna un importante precedente nella regolamentazione dell’industria.
Rispetto ad altre realtà come OpenAI, che hanno optato per una linea più collaborativa negoziando accordi per evitare confronti giudiziari, Midjourney si trova ora a dover affrontare un contenzioso dall’esito incerto, ma potenzialmente dirompente. I querelanti evidenziano inoltre una presunta mancanza di adeguati sistemi di governance e controlli interni da parte della start-up americana.
La questione tecnica: dataset, filtraggio e implicazioni legali
Dal punto di vista tecnico, la discussione ruota attorno alla composizione dei dataset utilizzati per l’addestramento e ai meccanismi di filtraggio delle immagini generate. Nel contesto attuale, dichiarare che un’immagine sia «nuova» o «originale» basandosi solo su criteri statistici non è più sufficiente. Se un prompt produce esattamente un clone di un personaggio protetto da copyright, allora si oltrepassa la soglia tra rielaborazione creativa e copia illegale.
Questa distinzione ha enormi conseguenze legali per tutte le imprese e sviluppatori che integrano soluzioni di AI generativa: sarà necessario prestare massima attenzione sull’origine dei dati di addestramento e implementare rigorosi controlli sui contenuti prodotti prima della loro diffusione pubblica.
Prospettive future: verso una regolamentazione e standard condivisi
Il caso Midjourney apre la strada a due possibili scenari futuri nella regolamentazione dell’intelligenza artificiale applicata alla creatività. Il primo prevede una stretta normativa che limiti severamente l’uso di materiale protetto da copyright durante l’addestramento, vietando lo scraping indiscriminato di contenuti online.
Il secondo scenario riguarda invece la definizione e l’adozione di standard universalmente riconosciuti per la auditabilità, la tracciabilità e la revisione preventiva e post-pubblicazione dei contenuti generati dall’AI. Questi strumenti sarebbero fondamentali per garantire rispetto dei diritti d’autore e sicurezza legale nel settore.
Attualmente la proprietà intellettuale si trova in una fase di profonda trasformazione, con confini che si ridefiniscono in tempo reale. Modelli di business fino a ieri tollerati in aree grigie rischiano ora di essere messi in crisi da importanti cause legali come quella in corso tra Disney, Universal e Midjourney.
Chi investe e sperimenta con l’intelligenza artificiale generativa deve tenere ben presente questa tensione legale e normativa: ignorarla significherebbe muoversi alla cieca, con rischi concreti per la sostenibilità delle proprie attività.